Nelle prime ore di oggi, Donald J. Trump ha dichiarato vittoria come 47° Presidente degli Stati Uniti. Alle 11:35 ora italiana, la sua campagna ha raggiunto i 276 grandi elettori necessari, segnando un trionfo che restituisce a Trump il comando della nazione dopo quattro anni lontano dalla Casa Bianca. Parlando dalla sua residenza a Palm Beach, in Florida, l’ex Presidente ha espresso entusiasmo e gratitudine per un mandato che, a suo dire, è “senza precedenti”. Questa vittoria non solo conferma il suo ritorno, ma stabilisce anche una maggioranza repubblicana al Senato, che si aggiunge al controllo del Congresso già conquistato.
“Abbiamo ripreso l’America e sistemeremo i confini”
Trump ha esordito con parole che sintetizzano la sua visione politica: proteggere la sovranità americana, con particolare attenzione alla sicurezza delle frontiere. “Sistemeremo i confini,” ha dichiarato, ribadendo uno dei temi cardine della sua campagna. Secondo Trump, gli Stati Uniti sono chiamati a ristabilire l’ordine alle loro porte e a contenere le pressioni migratorie per preservare la sicurezza interna, un argomento che continua a trovare grande risonanza presso la sua base elettorale.
“Questo è il più grande movimento della Storia”
Trump ha poi celebrato il “più grande movimento della storia,” riferendosi al sostegno popolare che gli ha permesso di sconfiggere il rivale democratico. Durante il discorso, ha espresso l’intenzione di “lenire le ferite” del Paese, rivolgendosi anche ai suoi oppositori. Questa chiamata all’unità è stata accolta da alcuni con scetticismo, visto il tono spesso divisivo del tycoon, ma dimostra la consapevolezza dell’eletto presidente dei complessi equilibri che dovrà gestire.
“Dio mi ha salvato per salvare l’America”
Trump ha attribuito la sua vittoria a un destino soprannaturale, affermando con enfasi che “Dio mi ha salvato per una ragione: salvare il Paese e farlo tornare una grande nazione.” Una retorica che attinge a una narrazione religiosa che rafforza il legame tra Trump e molti elettori conservatori, per i quali il candidato rappresenta non solo un leader politico, ma anche un simbolo di difesa dei valori tradizionali americani.
La riconquista del Voto Popolare
Un elemento di grande orgoglio per Trump è stato anche il raggiungimento del voto popolare, aspetto che nel 2016 non era riuscito a conquistare. Questa volta, con una strategia che ha puntato su un’intensa campagna nelle regioni cruciali e negli Stati chiave, ha ottenuto anche la maggioranza dei consensi diretti degli elettori, risultato che conferisce alla sua vittoria una valenza simbolica e politica di maggiore legittimazione.
Una strategia vincente nei Key States
Trump ha costruito il suo trionfo puntando sugli Stati in bilico, dove i suoi messaggi su economia, lavoro, sicurezza e sovranità hanno trovato terreno fertile. È stato grazie alla vittoria in Stati come Georgia e North Carolina, e grazie a un notevole vantaggio in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Minnesota e Arizona, che ha potuto consolidare la sua posizione.
“Non inizierò guerre ma le fermerò”
Tra i punti che Trump ha sottolineato con fierezza, c’è il suo impegno a non trascinare gli Stati Uniti in nuovi conflitti, promettendo invece di concentrarsi sulla risoluzione delle crisi esistenti. “Non inizierò guerre, ma le fermerò,” ha dichiarato, facendo eco al suo approccio di politica estera basato sul principio “America First” e sul ripiegamento delle forze militari dagli scenari internazionali in cui gli Stati Uniti sono stati coinvolti negli ultimi decenni.
Il discorso, breve e insolitamente privo di polemiche, si è concluso sulle note di “YMCA” dei Village People, un brano che ha accompagnato Trump in molte occasioni pubbliche. La scelta musicale, allegra e ormai associata alla sua campagna, ha chiuso la sua dichiarazione di vittoria con un tono festoso e leggero, suggellando il ritorno del tycoon con un richiamo allo spirito combattivo e anticonformista che lo contraddistingue.
In un’America divisa e sotto i riflettori del mondo intero, Trump ha di fronte a sé una sfida complessa. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere in che modo il 47° Presidente intenda mantenere fede ai suoi propositi di pacificazione e ripresa, mentre riafferma il suo ruolo di protagonista sulla scena politica americana.